Le fake news e la sfiducia nei confronti dell’informazione
Notizie non verificate o direttamente fake, indiscrezioni che assurgono a fatto assodato, titoli strillati e, come si dice in gergo, clickbait: il mondo dell’informazione è sotto accusa per la perduta professionalità. Oggi se ne parla sempre più, ma il fenomeno non è recente.
I giornalisti, particolarmente quelli italiani, stanno avendo sempre più difficoltà a mantenere un rapporto di fiducia coi propri lettori. La colpa non può ricadere sull’intera categoria, ma è indubbio che alcuni personaggi facenti parte di questo mondo, come firme o come direttori di testata, abbiano inflitto danni formidabili a questa professione e all’idea di informazione stessa.
La qualità perduta parte da lontano
Il risultato è un senso di malessere che accompagna questa professione da decenni.
La comparsa di programmi come “Striscia la notizia” o “Le Iene” è stato uno spartiacque. Insieme convergevano i linguaggi di telegiornali e programmi di approfondimento informativo e la sovversione di esperienze editoriali alternative come Cuore, Il Male o Il Vernacoliere.
Il risultato finale ha messo sì in difficoltà il giornalismo più tradizionale e ingessato ma al tempo stesso, grazie ad ascolti fortissimi, ha incoraggiato l’emergere di altre realtà interessate solo ai grandi numeri dell’audience.
Questa impostazione “pompata” ha creato centinaia di declinazioni della stessa ricetta, e ha fatto emergere personaggi che si trovano a loro agio in questo marasma.
Per assurdo che possa sembrare, la reazione del mondo del giornalismo davanti a queste derive è stata un livellamento verso il basso della propria qualità. Il tutto subordinato alla rincorsa del click e dell’attenzione, seppure momentanea, grazie ai quali si portano a casa i contratti pubblicitari. Ma l’informazione vera dov’è andata a finire?
Perché questo sito
È proprio pensando all’informazione pura, obiettiva, supportata dai fatti e inattaccabile che nasce questo portale. Vogliamo dare agli italiani, i più giovani ma anche quelli che ormai chiamiamo boomer, che sono i più colpiti dalle fake news, delle fonti certe ma soprattutto degli strumenti per seguire le notizie.
Se questa fosse una classe di scuola, saremmo i professori che insegnano a leggere i giornali e le testate online, a verificare una notizia o a cercare fonti alternative ai profili social media di questo o quel leader politico.
Un tempo si diceva “ne uccide più la penna che la spada”: quel proverbio ha una sua tragica attualità, ma vogliamo riportarlo al suo significato originario. Basta, allora, coi danni causati dalle notizie non verificate, e torniamo piuttosto ad attribuire al giornalismo il sacrosanto valore di “cane da guardia del potere”, di osservatore e commentatore imparziale di quanto succede attorno a noi.
Dove il giornalismo viene meno, nascono mostri antidemocratici e a perderci sono sempre i cittadini: impariamo di nuovo a difenderci!