Chi ha causato la crisi del giornalismo?
Uno dei fattori scatenanti dell’attuale stato di salute del giornalismo è stata la cosiddetta “crisi del giornalismo”, a sua volta messa in moto da alcuni eventi specifici.
Uno di questi è considerato la prima diffusione di internet su larga scala, a metà degli anni Novanta. Con connessioni via via più veloci ed economiche, la comparsa dei blog e, con essi, dei primi commentatori/”battitori liberi” e il loro successo come voci fuori dal coro mandò in crisi le certezze dei grandi gruppi editoriali, alcuni dei quali non si sono mai ripresi dal frantumarsi delle proprie abitudini lavorative.
Chi rimaneva indietro, rifiutando di adattarsi all’accelerazione della produzione delle notizie, era perduto. Il numero di copie vendute iniziò a traballare, e a crollare per alcuni.
La miopia di tanti editori dell’epoca non permise di prevedere che il mondo dell’informazione declinato secondo internet avrebbe subìto dei cambiamenti epocali a ritmo vertiginoso, e davanti alla flessione delle vendite si pensò alla soluzione più semplice: rientrare dei costi licenziando (tanto) personale.
La nascita del ciclo continuo della notizia
Miopia, si diceva: con redazioni ridotte all’osso, figure fondamentali come i correttori di bozza abolite e l’esperienza di tanti veterani spinta lontano attraverso la pratica dei prepensionamenti, le testate soprattutto italiane hanno fatto fatica ad adattarsi alla realtà che si stava affacciando all’orizzonte: con internet sempre a portata di mano, lavorare secondo orari fissi non aveva più senso.
Smettere di dare notizie perché “la giornata di lavoro è finita” era un approccio vecchio, ma è esattamente ciò che è successo a tante, troppe media company. Costrette (si dia a Cesare quel che è di Cesare!) a lavorare in maniera obsoleta perché ormai prive di sufficiente personale.
Così il mondo del giornalismo ha iniziato a zoppicare vistosamente, tanto più nell’impietoso paragone con gli equivalenti stranieri, più capaci di reinventarsi alla luce dell’invenzione del ciclo continuo della notizia.
Il circolo vizioso dell’informazione
Risparmiare sul personale ha creato una disarmonia: abbiamo gruppi editoriali tecnologicamente all’avanguardia dove notizie errate o male impaginate rimangono in pagina per ore, a volte per giorni interi.
Viene reso un cattivo servizio al lettore, che dopo uno stillicidio di errori, approssimazioni e false verità decide di abbandonare la nave, per così dire, e rivolgersi ad altre fonti di informazioni. Un ciclo che è destinato a ripetersi all’infinito, per di più, a meno di non trovare una ricetta (o una soluzione) per uscire da questo loop. Ma quale?